Den Harrow - La biografia definitiva | Nino Baldan - Il Blog

11 settembre 2014

Den Harrow - La biografia definitiva

la biografia completa di Den Harrow nella Italo Disco anni '80

Oggi vi parleró della storia del progetto musicale e commerciale forse più ambizioso e riuscito degli anni '80 italiani: Den Harrow!
Ecco la sua biografia più completa ed esaustiva possibile! 


Gli inizi con la Discomagic


Era l'epoca in cui iniziava a diffondersi la Italo Disco, evoluzione nostrana della musica da discoteca (alla quale tempo fa dedicai un articolo presentato anche come tesina all'università), e diversi produttori iniziarono ad investire sul fenomeno.

I milanesi Roberto Turatti (ex batterista dei Decibel) e Miki Chieregato idearono un gioco di parole inerente il suono "Denaro", che il secondo decise di inglesizzare creando un nome e un cognome: Den Harrow.

C'era già un brano, con giro di tastiera composto da Luigi Schiavone, ma serviva ancora un testo, che necessariamente avrebbe dovuto essere in inglese.

Turatti contattó allora Enrico Ruggeri, bravo paroliere esperto nella lingua d'Albione, affinché stendesse la parte vocale; per eseguirla con il corretto accento fu chiamato il cantante statunitense Chuck Rolando.
Era nata "To meet me", uscita nel 1983 per l'etichetta Disco Magic.

C'era bisogno, non per ultimo, di un volto che incarnasse Den Harrow
All'interno dell' "American Disaster", locale milanese dove Turatti lavorava come DJ, i due produttori si imbatterono nel giovane Stefano Zandri. Il ragazzo di Nova Milanese, patito del ballo e delle arti marziali, si distingueva per un bel volto unito ad un fisico definito; i suoi capelli biondi inoltre lo facevano apparire più anglosassone che italiano.
Den Harrow aveva trovato un volto.

Alla stampa si dichiarò, cavalcando il filone dell'esterofilia (soprattutto statunitense), che Den Harrow fosse in realtà americano, nato a Boston come Manuel Stefano Carry, e trasferitosi nel bel paese all'età di cinque anni. Questo anche per spiegare la sua dimestichezza con l'italiano.

Zandri faceva perte del progetto soltanto come icona: avrebbe dovuto apparire nelle copertine dei dischi, fare lip-sync nei videoclip e nelle ospitate televisive.
Come lo stesso dichiarò nel 2012 a Vanity Fair: se anche avesse voluto cantare non glielo avrebbero permesso, avendo firmato un contratto da modello per vendere tra i giovanissimi e far innamorare le ragazzine.

Qualche tempo dopo arrivò il secondo singolo, "A taste of love", con Chuck Rolando di nuovo al microfono.


Il passaggio alla Baby Records, "Overpower"


La copertina di ''Overpower'', il primo album di Den Harrow

L'ambizioso e redditizio progetto passò quindi sotto l'etichetta Baby Records, che sulla scia del sound di "Big in Japan" degli Alphaville lanciò un nuovo singolo intitolato "Mad Desire", canzone piuttosto lenta (sotto i 100 bpm) ma non per questo meno accattivante.

Alla produzione c'erano ancora Turatti e Chieregato, con melodia composta da quest'ultimo: il testo fu scritto di Naimy Hackett, ma la parte vocale passò stavolta a Silvio "Silver" Pozzoli, cantante di Cinisello Balsamo.

La nuova voce era decisamente intonata, ma l'incerta pronuncia inglese fecero propendere la dirigenza per un nuovo cambio di cantante, obbligatoriamente madrelingua.
Con il singolo successivo "Future Brain", arrivò lo statunitense Tom Hooker che nel 1985 si guadagnò il ruolo in tutti i brani del primo album "Overpower".
All'americano fu chiesto di ricantare anche "Mad Desire", affinché fosse garantita una sorta di continuità vocale tra le diverse tracce del disco.

Da "Future Brain" in poi, Tom Hooker (indicato negli autori come T.H.Beecher) si occuperà anche della stesura dei testi.

L'anno si concluse con il terzo singolo estratto dall'album, "Bad Boy", brano in stile-Sandra caratterizzato dal tipico controcanto maschile-femminile.
Il video fu girato a Londra, nella zona dove ora sorge il Millenium Dome.

Il 1986 si aprì con il singolo "Overpower", che qui vediamo presentato durante la trasmissione Fininvest "Buon anno musica", andata in onda il 30 dicembre 1985.

Fu poi la volta di "Charleston", nel cui video, simpatica parodia degli anni '20, appaiono soltanto costumi originali dell'epoca, si dice, rovinati durante la scena in piscina.

E infine "Catch the fox", canzone che porta il sottotitolo "Caccia alla volpe".


Il secondo album "Day by day"


La copertina di ''Day by day'', il secondo album di Den Harrow

Il 1987 è l'anno del nuovo album, "Day by day".
Come si dice, squadra che vince non si cambia, ed ecco di nuovo Turatti alla produzione, Chieregato alle tastiere, Hooker alla voce.

Dal disco verranno estratti quattro singoli, il primo dei quali è la famosissima "Don't break my heart": una canzone che Tom Hooker avrebbe desiderato come propria, ma che il presidente dell'etichetta Freddy Naggiar volle per forza accostare all'immagine di Stefano Zandri per via della macchina da soldi che "Den Harrow" rappresentava in Francia e Germania (secondo quanto dichiarato dal cantante in un'intervista a  Zeljko Vujkovic nel 2004).

Il secondo pezzo è "Tell me why", capace di raggiungere la prima posizione in classifica in Francia.

Il terzo singolo estratto è "Energy Rain", del quale non sono riuscito a trovare né un video né un'interpretazione live.

E per finire "Day by day", brano che dà il titolo al disco.

L'album comprende anche due canzoni particolari firmate Turatti-Chieregato-Beecher: "High dee ho", qui reinterpretata da Tom Hooker ma originariamente affidata a Ricky Shayne (del quale si sente la voce sul finale del ritornello), e "Dangerous", che all'epoca fu assegnata ad Alba Parietti.

Questo dimostra il ruolo dei cantanti nell'industria discografica di allora: dei veri e propri jolly da spostare da un album all'altro, da un progetto all'altro; tutto a seconda delle esigenze di mercato.


Il terzo album "Lies" e il nuovo cantante


La copertina di ''Lies'', il terzo album di Den Harrow

Con il terzo album "Lies" del 1988, l'etichetta optó per l'ennesimo cambio di cantante (il terzo della gestione Baby Records, il quarto complessivo): arrivó l'inglese Anthony James, dotato di una voce più acuta che a detta della dirigenza meglio si adattava al personaggio di Den Harrow, risultando quindi più appetibile ad un pubblico di giovanissimi (e giovanissime - aggiungo io).

Il team creativo capitanato da Turatti non fu alterato: Miki Chieregato alle tastiere, mentre Tom Hooker rimase come autore dei testi.

Il primo singolo estratto dal disco è "Born to love", presentato anche al Festivalbar di quell'anno. Questo brano ha una particolarità: a cantare (soprattutto nella strofa) è per la prima volta lo stesso Stefano Zandri.

Il secondo è "You have a way", canzone che attinge dalle sonorità di "Tell it to my heart" di Taylor Dayne. 

Poi è la volta di "Lies", brano che dava il titolo all'album.

Il 1989 si aprì con il quarto singolo, "Holiday night", con un video girato ad Ibiza ed un accompagnamento che inizia a discostarsi dalle sonorità del decennio appena concluso, abbracciando un sound più in voga in quel momento.

E infine "Take me back".

E' proprio in questo periodo che iniziò a circolare la voce che avrebbe visto Den Harrow vincitore di due Grammy Awards, nel 1986 e nel 1987. Si trattò invece di un malinteso: i premi furono in realtà gli "Otto Wahl Grammy", assegnati in Germania dalla rivista Bravo per i migliori musicisti dell'anno. Il progetto si aggiudicò la statuetta d'argento come miglior cantante nel 1986 alle spalle di Falco, e quella d'oro nel 1987 superando Michael Jackson.


Il divorzio dalla Baby Records


Con la fine del decennio, l'interesse nei confronti di Den Harrow (e della Italo Disco in generale) iniziò a scemare, e finì anche l'avventura del progetto in casa Disco Magic.

Stefano Zandri, dopo un anno di silenzio, si rifarà vivo nel 1991 con un nuovo singolo prodotto in Germania, "Ocean", dove per la prima volta dopo "Born to love" utilizzò di nuovo  la propria voce.

Seguiranno "Real Big Love" e "All I want is you" (1992), "Take me" (1993), "The universe of love" (1994), "You and the sunshine" (1994), "Tomorrow is another day" e "I need a lover" (1995), "I feel you" (1996), progressivamente improntati sul genere italo dance allora in voga, che peró non riusciranno a lasciare il segno.

Sul finire del decennio, Stefano Zandri rilascerà una serie di raccolte, nelle quali interpreterà i successi del progetto Den Harrow utilizzando la propria voce. 

Nel 2005 apparve su Sky con il programma "Radio Harrow", nel quale ripercorrerà gli anni '80 in compagnia dei protagonisti dell'epoca, compreso il suo produttore di sempre, Roberto Turatti.
Più complicato sarà invece il rapporto tra il frontman e Tom Hooker: fino al 2012 Zandri affermerà di aver interpretato tutte canzoni, disconoscendo de facto la figura del cantante americano.

In tutta risposta, lo stesso Hooker (assieme al fido Chieregato) darà vita a nuovi brani Italo Disco con lo stesso sound ottantino che caratterizzava le produzioni Baby Records.
Il tutto sotto l'ironico pseudonimo di Tam Harrow ("tamarro"), chiara parodia del progetto musicale nel quale, più di vent'anni prima, fu coinvolto. Clicca qui per saperne di più.

Cos'è stato Den Harrow se non l'emblema assoluto del cosiddetto "decennio di plastica", una creatura perfetta forgiata dall'industria discografica dotata di un bell'aspetto, di una voce magnifica e di una base accattivante alle sue spalle?
A noi piace ricordarlo (e celebrarlo) per questo.

Nino Baldan
(ultimo aggiornamento: maggio 2020)


Biografia successiva:
Sabrina Salerno

Biografia precedente:
Billy More



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. Italo Disco saturday - prima puntata

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. Italo Disco: la mia tesina universitaria (2005)

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3 commenti:

  1. Ottimo articolo. Bravissimo. Se ti interessa, ho postato su Youtube il video con la traduzione italiana di Mad Desire. Nel caso, attendo un tuo commento là. Alla prossima. :)

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  2. Perdonami se ti ho fatto togliere i miei video,ma hai violato le regole del copyright essendo Den Harrow un marchio registrato e di proprietà esclusiva di Stefano Zandri 🙏

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